L’esame razionale delle prove

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Molto spesso il risultato dell’attività istruttoria è incerto.

Immaginiamo una situazione semplice in cui occorra dimostrare se il fatto X si è verificato.

Il giudice potrebbe trovarsi di fronte ad almeno 9 possibili situazioni, a seconda del grado di forza delle prove volte a dimostrare la verità o la falsità del fatto.

1.     C’è la prova forte che X è vero e non c’è prova contraria che X è falso

2.     C’è la prova forte che X è vero, ma vi è anche la prova debole che X è falso

3.    C’è la prova forte che X è vero, ma vi è anche la prova forte che X è falso

4.    C’è la prova debole che X è vero, ma non c’è prova che X è falso

5.     C’è la prova debole che X è vero, ma vi è una prova debole che X è falso

6.     C’è  la prova debole che X è vero, ma vi è una prova forte che X è falso

7.     Non c’è prova né che X è vero, né che X è falso

8.     Non c’è prova che X è vero e c’è prova debole che X è falso

9.     Non c’è prova che X è vero, e vi è la prova forte che X è falso

Nei casi 1 e 2 il giudice dovrà accogliere la domanda, perché nel primo non c’è prova della falsità di X e allo stesso tempo c’è la prova forte dell’esistenza di X; nel secondo la prova della falsità di X è debole e dunque non sarebbe ragionevole respingere la domanda essendo più probabile che X sia vero.

Nei casi 6,7,8,9, il giudice dovrà rigettare la domanda perché o non c’è la prova di X o c’è una prova debole a fronte di una prova forte della sua inesistenza.

Più complessa la decisione del giudice nei casi 3,4,5.

3.     Vi la prova forte che X è vero, ma vi è anche la prova forte che X è falso

Il giudice non può rigettare de plano la domanda, ma deve prima cercare di verificare quale dei due risultati probatori corrisponde alla realtà. Questo è quanto ha stabilito di recente la Cassazione.

4.     Vi è la prova debole che X è vero, ma non c’è prova che X è falso

Qui il giudice deve stabilire se i fatti si sono verificati come sostenuto dall’attore secondo la regola del più probabile che non.

5.     Vi è la prova debole che X è vero, ma vi è una prova debole che X è falso

Il giudice deve anzitutto verificare se sia possibile superare l’equivalenza del risultato probatorio. Se non è possibile deve rigettare la domanda.

Ma quando la prova è debole? Ad esempio in questi casi:

o   il testimone non è indifferente

o   la testimonianza è lacunosa, incoerente, incerta,

o   la testimonianza è de relato

o   la testimonianza è stata resa davanti ad un ufficiale di polizia giudiziaria

o   il testo del documento non è chiaro o si presta a diverse interpretazione

o   il documento è uno scritto proveniente da terzi

o   il documento è una perizia stragiudiziale di parte

o   la consulenza accerta plurime cause

o   la consulenza non ha considerato alcune ipotesi

o   la consulenza è stata effettuata su materiale di “seconda mano” (ad es. su fotografie, su documentazione medica, ecc.)

o   la consulenza si basa su massime di esperienza non supportate da leggi scientifiche o empiriche

o   le prove sono state raccolte in altri giudizi


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Avvocato, blogger, relatore in convegni e seminari. Autore di numerosi articoli apparsi su riviste specializzate cartacee e delle seguenti monografie: Le insidie e i trabocchetti della fase di trattazione del processo civile di cognizione. Manuale di sopravvivenza per l’avvocato, Lexform Editore, 2009; Le trappole nel processo civile, 2010, Giuffrè; L’onere di contestazione nel processo civile, Lexform Editore, 2010; L’appello civile. Vademecum, 2011, Giuffrè; Gli strumenti per contestare la ctu, Giuffrè, 2013; Come affrontare il ricorso per cassazione civile, www.youcanprint.it, 2020.

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