Da giorni mi sto chiedendo se i 9 nove alti magistrati che hanno partorito la sentenza n. 19246/2010 in tema di costituzione nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, si siano resi conto delle reazioni che avrebbero scatenato.
Sarebbe bastato aggiungere che, comunque, per il principio dell’errore scusabile già affermato dalla stessa Corte, nessuno avrebbe sindacato l’operato di quanti si sono attenuti al consolidato principio di diritto vivente. E invece non lo hanno fatto.
Perché?
Non sappiamo perché, né vogliamo abbandonarci a speculazioni dietrologiche; ciò che conta è che, dopo le polemiche che hanno investito il Suo Presidente questa estate, l’immagine della Corte, la sua autorevolezza ne escono drammaticamente colpite.
La Corte di Cassazione italiana non orienta, ma disorienta gli operatori. I continui ripensamenti, i contrasti mai risolti, le interpretazioni formalistiche, hanno fatto della Suprema Corte un organo che ormai anche la stampa non specialistica utilizza come fonte di gossip o di stranezze. Non c’è TG che quasi quotidianamente non parli dell'”ultima della Cassazione”.
Non solo agli occhi degli operatori, ma anche agli occhi dei cittadini la Corte di Cassazione italiana ha perduto quel prestigio che, invece, ha ancora la Corte Suprema degli Stati Uniti.
Come recuperare questo prestigio? Smettendola di fomentare il contenzioso, aprendo continuamente contrasti giurisprudenziali, specie se relativi a questioni processuali; emanando sentenze veramente “giuste”; avendo come obiettivo il fine del processo che è la sentenza di merito e non una pronuncia purchessia.
Solo in tal modo potrà recuperare quel prestigio che oggi sembra solo un ricordo lontano.

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