La gestione del tempo nello studio legale (parte 3)

Avatar photo

III

SUL TEMPO IN GENERE

Il tempo presenta queste caratteristiche:

  • è uguale per tutti: tutti hanno una giornata di ventiquattro ore;
  • è limitato: non possiamo disporne all’infinito;
  • è deperibile: non può essere immagazzinato. Un’ora risparmiata oggi non mi consentirà di avere domani una giornata di venticinque ore;
  • è soggettivo: la percezione che abbiamo cambia da momento a momento e da persona a persona.

E’ possibile avere più tempo? La risposta è No! Lo abbiamo già detto. Il tempo è uguale per tutti, ventiquattro ore al giorno; né un minuto di più, né un minuto di meno. Ma c’è qualcosa che possiamo fare e cioè gestire meglio noi stessi in relazione alle attività da compiere, nella cornice di tempo che abbiamo a disposizione. Memorizza bene questo concetto, perché è fondamentale: gestire meglio noi stessi in relazione alle attività da compiere. Per farlo dobbiamo far nostre le regole di Time management.

E’ un fatto che la cultura manageriale non sia ancora entrata a far parte del bagaglio culturale dell’avvocato medio. Pensiamo ad esempio ai corsi di aggiornamento professionale che vengono organizzati ogni anno, anche dai Consigli dell’ordine. Quanti sono dedicati all’organizzazione dello studio e dei suoi processi? Alla pianificazione degli obiettivi? Alle relazioni con il personale? Al marketing? Solo di recente si è assistito ad una timida apertura verso queste tematiche, sotto l’incalzare di molteplici fenomeni: l’evoluzione tecnologica, l’aumento della concorrenza interna ed internazionale, la domanda delle imprese, la velocizzazione dei processi, le riforme legislative. A fronte di ciò, l’avvocato con studio medio-piccolo è tendenzialmente visto – e lui stesso tende a vedersi – essenzialmente come un tecnico della legge, che può limitarsi a conoscere le norme, la giurisprudenza, la dottrina ed ignorare i processi organizzativi dello studio. Senza capire che in realtà egli è un manager a tutti gli effetti, anche quando gestisce un piccolo studio senza dipendenti e senza collaboratori, in quanto in tal caso egli è comunque manager di se stesso. Essere Manager, infatti, significa:

  • saper gestire in modo efficace le risorse a disposizione;
  • cogliere le opportunità di business;
  • prevenire ed affrontare il cambiamento;
  • modulare il proprio intervento in base alle circostanze e tanto altro ancora.

Accanto alle competenze classiche, dunque, è necessario possedere competenze specificamente manageriali e tra queste quelle di time management, che da ormai decenni sono state sviluppate ed applicate con successo. Queste tecniche non ci insegnano semplicemente a gestire l’agenda, ma ad assumere un atteggiamento mentale votato alla proattività, stimolandoci a focalizzare la nostra attenzione sulle priorità e sul modo di conseguire più efficacemente i nostri obiettivi.

Time management non significa nemmeno trovare gli escamotage per rendere la tua agenda ancora più piena di quanto lo sia già. Sappi che per quanti sforzi farai non riuscirai mai a svolgere tutte le attività. E più crescerai, più si moltiplicheranno gli impegni.

Spesso sento parlare di colleghi che lavorano quattordici, quindici ore al giorno e che si recano in ufficio il sabato e talvolta la domenica, nell’illusione di poter portare a termine tutto o in affanno nell’inseguire le scadenze. Ma la vera sfida non è “fare tutto”, ma “fare le cose giuste”.

La vera sfida non è fare tutto,
ma fare le cose giuste

E’ inutile far bene le cose sbagliate. Bisogna fare bene le cose giuste. Lo vedremo nel dettaglio più avanti quando parleremo di efficacia ed efficienza; ciò che in questo momento è importante sottolineare è la necessità di non confondere l’attività con il risultato. La nostra attenzione deve essere rivolta ai risultati e non semplicemente al fare. Si può discutere, programmare, pianificare, ma se non si ottengono i risultati queste attività sono del tutto inutili.

Time Management significa saper gestire in maniera efficace i compiti più importanti, delegando tutti gli altri. Anche qui te lo ripeto: gestire in maniera efficace i compiti più importanti, delegando tutto il resto. Il perché dovresti averlo già capito:

  • perché migliora la qualità della vita lavorativa;
  • perché migliora la qualità della vita in genere;
  • perché ci dà la possibilità di avere più tempo a disposizione.

Non sono questi buoni motivi? Direi di sì.


Share
Avatar photo

Avvocato, blogger, relatore in convegni e seminari. Autore di numerosi articoli apparsi su riviste specializzate cartacee e delle seguenti monografie: Le insidie e i trabocchetti della fase di trattazione del processo civile di cognizione. Manuale di sopravvivenza per l’avvocato, Lexform Editore, 2009; Le trappole nel processo civile, 2010, Giuffrè; L’onere di contestazione nel processo civile, Lexform Editore, 2010; L’appello civile. Vademecum, 2011, Giuffrè; Gli strumenti per contestare la ctu, Giuffrè, 2013; Come affrontare il ricorso per cassazione civile, www.youcanprint.it, 2020.

Anche questi articoli potrebbero interessarti:




Lascia un commento

  • (will not be published)

XHTML: Puoi usare questi tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*