MAGISTER: Perché quella faccia Simplicio?
SIMPLICIO: Perché oggi il dominus mi ha cazziato.
MAGISTER: Per quale ragione?
SIMPLICIO: Mi aveva chiesto di fare un atto di citazione relativo ad una causa di risarcimento del danno alla persona e quando ha visto come avevo affrontato il danno morale mi ha detto che se fosse stato un compito d’esame sarei stato bocciato.
MAGISTER: Uhm … che cosa avevi scritto?
SIMPLICIO: Io mi ero semplicemente limitato a chiedere il risarcimento del danno, tutto qua.
MAGISTER: Quindi non lo hai allegato.
SIMPLICIO: Ma che cosa significa allegare? Se nessuno me lo spiega!!!
MAGISTER: Il verbo allegare, nel gergo giuridico, ha almeno tre significati diversi. Allegare significa anzitutto produrre. Tu dici “allego un documento”. Poi ci sono gli altri due significati. L’allegazione in senso proprio consiste nell’affermare i fatti costitutivi, impeditivi modificativi ed estintivi della pretesa, cioè i fatti principali. In senso improprio l’allegazione consiste nell’affermazione di circostanze di fatto rilevanti nel processo diverse però dai fatti principali
SIMPLICIO: Ma io lo avevo chiesto il risarcimento del danno morale!!!
MAGISTER: Sì, ma in senso proprio non lo hai allegato, lo hai semplicemente richiesto.
SIMPLICIO: Che cosa avrei dovuto scrivere?
MAGISTER: Beh, devi anzitutto descrivermi il fatto.
SIMPLICIO: Si trattava di un ragazzo che a seguito di un incidente stradale si era rotto il femore, ed aveva subito delle operazioni.
MAGISTER: Bene, allora avresti dovuto allegare i fatti fondanti questa voce di danno. Se tu ti limiti a chiedere il risarcimento del danno morale, sic et simpliciter, è come se chiedessi il risarcimento del danno biologico senza indicare la lesione. Ne convieni?
SIMPLICIO: Sì ne convengo, ma io avevo preso come modello un atto di citazione dello studio!
MAGISTER: Di che anno?
SIMPLICIO: Mi pare fosse del 2007.
MAGISTER: In effetti, prima delle sentenze di San Martino del 2008 raramente si andava per il sottile. Si dava per scontato che data una certa lesione, il danno morale fosse in re ipsa, per il semplice fatto che c’era la lesione. Ma con la sentenza delle S.U. le cose sono cambiate perchè ora si richiede alla parte di allegare, cioè di indicare, i fatti su cui il diritto si fonda.
SIMPLICIO: Quindi che cosa avrei dovuto scrivere?
MAGISTER: E’ semplice, avresti dovuto spiegare in che cosa è consistita la sofferenza dell’attore. Avresti dovuto indicare che il doversi sottoporre a delle operazioni ha generato in lui sofferenza fisica, ma anche paura per l’esito dell’operazione. Non è forse normale secondo l’id quod plerumque accidit che il sottoporsi ad una operazione genera ansie, timori, sofferenze?
SIMPLICIO: Credo di sì.
MAGISTER: E non è forse normale che la rottura di un femore richiede una riabilitazione?
SIMPLICIO: Certamente.
MAGISTER: E non è forse vero che la riabilitazione genera stress, dolori e quindi sofferenza?
SIMPLICIO: Direi di sì.
MAGISTER: E non è forse vero che l’uso delle stampelle rende oltremodo difficile ciò che per qualunque persona abile è del tutto normale, cioè camminare?
SIMPLICIO: Ovvio che sì.
MAGISTER: E non credi che il non essere completamente indipendente generi frustrazione?
SIMPLICIO: Indubbiamente.
MAGISTER: E il fatto di dover stravolgere le proprie abitudini di vita non è forse doloroso?
SIMPLICIO: Sì, naturalmente.
MAGISTER: Pensa a quante cose non si possono fare con una gamba ingessata: camminare, correre, guidare la moto, andare in bicicletta, ballare, e tanto altro ancora.
SIMPLICIO: Non ci avevo riflettuto.
MAGISTER: Ecco, questo è allegare, cioè rappresentare i fatti da cui poter inferire l’esistenza di un danno, in questo caso morale.
SIMPLICIO: Ora ho capito. Grazie Magister.
MAGISTER: Prego Simplicio.
Anche questi articoli potrebbero interessarti:
- Ancora sulla formulazione della domanda.
- Protetto: “La formulazione della domanda”. Registrazione della webconference dell’Avv. Mirco Minardi (solo utenti iscritti)
- La corretta formulazione della domanda.
Ultimi commenti