I consiglieri leggono i ricorsi per cassazione?

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In un gruppo di Avvocati una Collega ha posto la domanda del titolo e le risposte sono state le più varie: si, no, alcuni, dipende, ecc.

Anch’io ho dato la mia risposta, ma con questo post voglio fornire qualche dato.

In una camera di consiglio, che inizia verso le 9 e finisce tra le 17 e le 18 si discutono una media di 70/80 ricorsi. Calcolate quanto tempo viene dedicato ad ogni ricorso. Non siete forti con i numeri? Vabbè, vi aiuto io: dai 7 agli 8 minuti per ogni ricorso.

Andiamo avanti.

Mediamente un magistrato della Cassazione scrive non meno di 20 provvedimenti al mese. Lo scorso anno un noto consigliere è stato estensore di oltre 300 provvedimenti! Escluse le domeniche, quanti provvedimenti ha fatto in un giorno? La risposta è 1, grosso modo. Fate le vostre considerazioni.

Dunque, i consiglieri non relatori leggono i ricorsi assegnati ai colleghi? La risposta non può che essere negativa per la maggior parte dei casi, per la semplice ragione che non hanno il tempo di farlo. Più che altro li sfogliano.

Il ricorso viene esaminato principalmente dal relatore e dal Presidente del collegio. Poi è ovvio: ci sono dei casi in cui la Corte è chiamata a pronunciarsi su una questione di massima importanza e allora lì il livello di attenzione sarà ben diverso. Ma su 30.000/36.000 ricorsi all’anno capite bene che si tratta di eccezioni.

Il problema allora è: come vengono letti i ricorsi? Si tratta di una domanda fondamentale, perché vi fa capire che dobbiamo sforzarci di essere chiari e sintetici. Certo, conciliare “autosufficienza” e “sintesi” sembra un ossimoro e per certi versi lo è.

I miei ricorsi non sono più quelli di un tempo: erano ampollosi, ridondanti, lunghi. Oggi cerco di stare sempre sotto le 30 pagine, facendo ampio uso delle note per inserire tutte quelle informazioni che allo stesso tempo sono necessarie, ma non utili ai fini del ricorso (ad es. le conclusioni rassegnate nei due gradi precedenti).

Anche questa sembra una contraddizione: per quale ragione inserire ciò che non è necessario ai fini dei motivi? Non chiedetelo a me, il fatto è che moltissime decisioni ribadiscono essere necessaria una esposizione dei fatti sostanziali e processuali tutt’altro che “sommaria” e del tutto sganciata dai motivi. Non tutti i consiglieri ragionano così: d’altra parte parliamo di circa 180 teste. E’ una illusione pensare alla Cassazione come organismo dotato di una sola voce. Si tratta, al contrario, di un complesso polifonico.

In conclusione, è bene strutturare il ricorso avendo ben presente le condizioni in cui i magistrati della Cassazione italiana lavorano, che ci piaccia o no.

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Avvocato, blogger, relatore in convegni e seminari. Autore di numerosi articoli apparsi su riviste specializzate cartacee e delle seguenti monografie: Le insidie e i trabocchetti della fase di trattazione del processo civile di cognizione. Manuale di sopravvivenza per l’avvocato, Lexform Editore, 2009; Le trappole nel processo civile, 2010, Giuffrè; L’onere di contestazione nel processo civile, Lexform Editore, 2010; L’appello civile. Vademecum, 2011, Giuffrè; Gli strumenti per contestare la ctu, Giuffrè, 2013; Come affrontare il ricorso per cassazione civile, www.youcanprint.it, 2020.




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