Il Giudice dispone l’integrazione del contraddittorio ex art. 107 c.p.c.. L’attore, tuttavia, non spiega alcuna domanda nei confronti del terzo chiamato dal giudice.
Rigettata la domanda, l’attore viene condannato a sostenere anche le spese del terzo che non ha chiamato e verso il quale non ha proposto alcuna domanda.
Il giudizio arriva in Cassazione, ove l’attore, ora ricorrente, si duole anche della suddetta condanna, ma la corte rigetta il motivo con queste parole: “Circa il fatto che il Giudice ha disposto “…l’integrazione del contraddittorio nei confronti di V.P. …” (v. alla fine di pag. 2 della sentenza impugnata), va rilevato che tale circostanza non suffraga validamente la tesi della ricorrente (v. per una ipotesi non esattamente identica ma assimilabile a quella in esame: Cass. sentenza n. 3289 del 19/05/1980: “27 criterio della soccombenza opera anche alfine di individuare chi debba sopportare le spese affrontate dal terzo, chiamato in causa per integrare il contraddittorio, ma senza che contro di lui sia stata proposta alcuna domanda o emessa alcuna pronuncia di merito. Pertanto, salva la possibilità di disporre la compensazione totale o parziale delle spese, le stesse debbono gravare sulla parte originaria rimasta soccombente, anche se la stessa non abbia provveduto a chiamare in causa il terzo”)”.
Cassazione civile , sez. III, 21 marzo 2008, n. 7674
Il principio non mi trova affatto d’accordo: dov’è il nesso di causalità?
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