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Ogni anno centinaia e centinaia di ricorsi vengono dichiarati inammissibili per avere il ricorrente invocato l’art. 116 c.p.c. al fine di censurare il modo in cui il giudice di merito ha valutato le prove.
Purtroppo, il campo di applicazione dell’art. 116 c.p.c. (libera valutazione delle prove) in Cassazione è attualmente assai ristretto e quasi mai utilizzabile.
Difatti, è possibile invocare detta norma quando:
a) il giudice ha valutato liberamente una prova legale;
b) il giudice ha valutato come vincolante una prova libera.
Ma ciò non accade mai. Ciò che invece accade di frequente è che il giudice prenda in considerazione solo alcune prove per formare il proprio convincimento.
Si pensi al caso in cui a fronte di due testimonianze contrapposte il giudice motivi in questo modo: “Il teste Caio ha confermato che l’attore, quel tal giorno, si trovava a Milano”, omettendo di considerare che il teste Sempronio aveva invece affermato che l’attore si trovava a Roma.
A leggere alcune massime, sarebbe impossibile censurare in Cassazione questo modo di procedere, in quanto il giudice di merito ha il dominio delle prove.
Con il “vecchio” 360 n. 5 si poteva denunciare l’omessa/insufficiente motivazione in un caso del genere, ma ora?
A me pare (con la migliore dottrina) che valutare prudentemente una prova significa:
a) esaminare tutto il materiale probatorio
b) scegliere gli elementi di prova rilevanti
c) dare conto con motivazione logica e completa del perché si sono privilegiate alcune prove rispetto ad altre (spiegando quindi perchè quelle scartate sono irrilevanti, inammissibili o inattendibili).
Al di fuori di questo metodo ci troviamo nel pur arbitrio, in un luogo in cui il giudice di merito ricostruisce il giudizio di fatto secondo le sue intuizioni e non secondo criteri di razionalità logica.
Quanto ancora dovremo aspettare prima di vedere la Cassazione dare nuova linfa all’art. 116 c.p.c.?
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Buongiorno,
Mi ha colpito la frase ” ciò non accade mai”.
Speriamo.
Io ho una domanda giudiziale dimostrata da registrazioni fonografiche non disconosciute e quindi piene prove, per cui avrei vinto.