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A distanza di sei anni dalla introduzione degli artt. 342bis e ter c.p.c. (d.l. 83/2012), purtroppo sono ancora tanti gli errori commessi dagli avvocati cassazionisti che si trovano a dover impugnare la sentenza di primo grado o l’ordinanza del giudice di impugnazione.
Ecco i sette errori più frequenti.
- Il termine di impugnazione è sempre di 60 giorni decorrente dalla comunicazione dell’ordinanza, sia che si impugni la sentenza di primo grado, sia che si impugni l’ordinanza stessa, sempre che la notificazione non sia avvenuta prima della comunicazione.
- Talvolta va impugnata anche l’ordinanza e cioè quando questa contiene vizi propri, oppure quando ha la veste sostanziale di sentenza.
- Quando si impugnano entrambi i provvedimenti è bene farlo nello stesso ricorso.
- Se il giudice di secondo grado ha rettificato la motivazione della sentenza, siamo al di fuori del campo di applicazione dell’art. 342bis, pertanto andrà impugnata solo l’ordinanza ex art. 360 c.p.c.
- Quando si impugna la sentenza di primo grado bisogna sempre ricordarsi di riportare integralmente i motivi di appello al fine di dimostrare che sul punto non si è verificata acquiescenza.
- L’ordinanza del giudice d’appello non può mai essere impugnata per omessa pronuncia (360 n. 4), ma al limite per nullità derivante da mancanza di motivazione.
- Quando si impugnano entrambi i provvedimenti bisogna farlo separatamente, avendo cura di rispettare per ogni provvedimento impugnato il principio di autosufficienza.
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