Responsabilità professionale: parere su possibile ricorso per cassazione

Mirco Minardi

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Leggo i temi assegnati al concorso in magistratura e rimango basito per la loro difficoltà. Poi mi trovo di fronte a sentenze, anche di appello, che denotano mancanza di conoscenza dei più elementari principi di diritto.

Il caso è questo. Un avvocato predispone un appello senza censurare le argomentazioni della sentenza di primo grado. Un classico. La Corte d’appello lo dichiara inammissibile.

Lo stesso avvocato ben pensa di chiedere un compenso di oltre 15.000,00 euro per il suo “capolavoro”.

Ebbene, tanto in primo, quanto in secondo grado, i giudici affermano che l’avvocato ha il diritto di percepire il compenso per il giudizio di appello (seppure ridotto), essendo risultata comunque “utile” ai propri assistiti la sua prestazione.

Mi chiedono di esprimere un parere sulla fattibilità di un ricorso per cassazione.

Eccolo.

 

Buongiorno,

questa mattina ho voluto dedicare qualche riflessione in più alla Vs. vicenda.

I passaggi della sentenza della Corte d’appello significativi (alcuni dei quali a mio avviso erronei) sono questi:

  1. L’appello sarebbe stato dichiarato inammissibile anche sotto il vecchio regime (vero)
  2. Ergo: c’è imperizia (vero)
  3. Il mancato ottenimento del risarcimento non è riconducibile alla condotta dell’avvocato (affermazione discutibile)
  4. La condotta dell’avvocato è stata connotata da “normale diligenza” (falso)
  5. La negligenza non è addebitata in relazione a condotte omissive, bensì all’imperizia nel redigere l’atto di appello (affermazione incomprensibile)
  6. Non è stato indicato quale avrebbe dovuto essere il comportamento diligente idoneo a rendere probabile l’accoglimento del gravame (affermazione inconferente)
  7. L’assenza di specificità della critica è sintomo della sua infondatezza (affermazione incomprensibile ed illogica)
  8. Sicché l’impugnazione non aveva alcuna speranza di accoglimento anche a prescindere dalla formula usata (valutazione di merito non legata da consecutio logica rispetto all’affermazione precedente)
  9. L’avvocato TIZIO ha raggiunto un risultato utile per i suoi assistiti (???) anche se non conforme alle aspettative dei medesimi (affermazione incomprensibile e illogica)
  10. Non può desumersi l’imperizia se non si indica il percorso per un probabile esito migliore (affermazione incomprensibile ed illogica)

Alcune di queste affermazioni, come si vede, sono manifestamente illogiche, incomprensibili. A fronte di un appello dichiarato inammissibile la Corte afferma che comunque “è stato raggiunto un risultato utile” (!!!).

La mancata indicazione e dimostrazione del probabile accoglimento avrebbe inciso sul risarcimento del danno al c.d. bene della vita perduta (cioè il risarcimento del danno non patrimonale) non certo sulla dovutezza dei compensi.

Se l’appello era manifestamente infondato anche nel merito, allora l’avvocato TIZIO avrebbe dovuto dissuadere i propri assistiti; al contrario egli aveva addirittura consigliato di ricorrere in Cassazione!

La sentenza non fa corretta applicazione dell’art. 1460 c.c. e dei principi costantemente affermati dalla Cassazione: l’inadempimento della prestazione autorizza l’altra parte a sospendere la propria.

Osserva il Collegio conformemente a copiosa giurisprudenza di legittimità (tra le tante v. Cass. n. 8033-93, n. 3879-96, n. 6812-98) che il professionista, nella prestazione d’opera intellettuale (comunque si valuti l’obbligazione dallo stesso assunta, come di “risultato” o di “mezzi”) è obbligato a norma dell’art. 1176 cc, ad usare, nell’adempimento delle obbligazioni inerenti alla sua attività, la diligenza del buon padre di famiglia, con la conseguenza che egli risponde anche per la colpa lieve (solo per dolo o colpa grave, come sopra si è visto, a norma dell’art. 2236 cc, nel caso che la prestazione dedotta in contratto implichi la soluzione di problemi tecnici di particolare difficoltà). Nella corretta applicazione di tali principi, pertanto, la Corte d’appello, accertata la non rispondenza della condotta professionale del Beltrame ai canoni della diligenza media del buon padre di famiglia, ha ritenuto che la inosservanza della diligenza professionale comportasse la perdita del diritto al compenso, in applicazione del principio di cui all’art. 1460 cc.

Peraltro la manifesta infondatezza della sentenza della Corte di appello si apprezza ove si osservi che nell’atto di appello erano state rassegnate conclusioni solo relativamente ai compensi dell’avvocato TIZIO, nell’an (in via principale) e nel quantum (in via subordinata), avendo il Vs. avvocato rinunciato a richiedere il risarcimento del danno.

In particolare, in appello nulla è stato richiesto a titolo di:

  1. Spese legali inutilmente pagate alla controparte nel giudizio di appello del 2014
  2. Perdita del bene della vita (quanto meno in forma di chance).

È vero che nell’atto di appello si fa riferimento alla chance, ma poi nelle conclusioni nulla si chiede a detto titolo.

Dunque il ricorso per Cassazione – che io giudico fondato pur nella sempre imprevedibilità delle decisioni dei giudici – nella migliore delle ipotesi potrà ottenere:

  1. L’accertamento che nessun compenso è dovuto;
  2. L’annullamento della condanna alle spese in primo e in secondo grado;
  3. Il riconoscimento di tutte le spese legali in 1°, 2° e davanti alla Cassazione.

Ribadisco che non si può garantire un risultato (tanto per capirci: se mi fossi trovato ad assistervi al posto degli avvocati ULPIANO-BARTOLO vi avrei prospettato una probabile vittoria). Tuttavia, sulla base dell’esame sopra condotto continuo a ritenere che tanto il giudice di primo grado, quanto il secondo abbiano clamorosamente sbagliato e confido sul fatto che la Corte possa correggere l’errore.

Cordialmente.

Avv. Mirco Minardi

Tutti i miei articoli sul ricorso per cassazione.

La supervisione del ricorso per cassazione.

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Mirco Minardi

Avvocato, blogger, relatore in convegni e seminari. Autore di numerosi articoli apparsi su riviste specializzate cartacee e delle seguenti monografie: Le insidie e i trabocchetti della fase di trattazione del processo civile di cognizione. Manuale di sopravvivenza per l’avvocato, Lexform Editore, 2009; Le trappole nel processo civile, 2010, Giuffrè; L’onere di contestazione nel processo civile, Lexform Editore, 2010; L’appello civile. Vademecum, 2011, Giuffrè; Gli strumenti per contestare la ctu, Giuffrè, 2013; Come affrontare il ricorso per cassazione civile, www.youcanprint.it, 2020.

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Un commento:

  1. Malluzzo Luigi Maria

    sarebbe interessante un formulario con i singoli casi per l’appello



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