Da ormai diverso tempo si ode la trita affermazione: “Gli avvocati sono sempre più ignoranti”. Anche gli uditori ne sono vittima.Ciò che allarma è che talvolta l’affermazione proviene dagli stessi avvocati e dagli stessi magistrati.
Il fatto è che si tratta di una affermazione vera, assolutamente vera, ma stupida, assolutamente stupida. Come si misura infatti l’ignoranza? L’ignoranza non è altro che il rapporto tra il conosciuto ed il conoscibile. Ebbene, in una società in cui l’informazione aumenta in maniera esponenziale, l’ignoranza, cioè il rapporto tra il conosciuto e il conoscibile, sarà sempre maggiore. E’ un dato di fatto. Siamo tutti più ignoranti.
Coloro che superano oggi l’esame da uditore giudiziario hanno una preparazione che non ha nulla a che vedere con quella dei colleghi degli anni ’60-70. Basta andarsi a leggere i titoli dei temi per rendersene conto: erano di una semplicità disarmante, specie se confrontati con quelli di oggi.
Coloro che criticano i giovani aspiranti uditori lo fanno dall’alto dei loro 20-30 anni di pratica giudiziaria. Ma la somma delle conoscenze era davvero maggiore allora? Ne dubito fortemente. Il numero delle leggi è aumentato in maniera ipertrofica e così pure i nuovi settori (si pensi al diritto comunitario, al diritto delle nuove tecnologie, a tutta la nuova legislazione penale, ai nuovi testi unici, codici, ecc.).
Un tempo si era più preparati per la semplice ragione che erano meno le cose da sapere. Per rendersi conto di questo pensate ad un bambino della scuola elementare. Trent’anni fa era inimmaginabile che un bambino delle scuole elementari potesse conoscere più cose di un maestro. Oggi, invece, non è raro trovare un bambino di quinta elementare in grado di insegnare molte cose ad un maestro (l’uso di internet per esempio).
Pertanto, in una società così complessa, in cui l’informazione prodotta in un giorno è superiore a quella prodotta in tutto il secolo XIX , l’ignoranza aumenterà sempre di più.
Senza contare che nel nostro Paese le leggi cambiano giornalmente, come le notizie. Il codice di procedura civile, a forza di modifiche disorganiche e non ragionate, farebbe inorridire Chiovenda e Carnelutti.
Allora che fare?
In primo luogo, considerare l’ignoranza un fatto inevitabile della società della informazione.
In secondo luogo, bisogna smettere di giudicarla come un fatto imputabile agli avvocati, bensì per quello che è e cioè come un fatto (e allora forse la formazione continua sarebbe stata impostata in altra maniera).
In terzo luogo, occorre trovare momenti e luoghi di approfondimento, ma anche di sintesi. Nessun avvocato oggi ha più il tempo di leggersi intere riviste giuridiche, intere monografie, intere sentenze solo per aggiornarsi, a meno che non faccia il formatore per professione. La formazione e l’aggiornamento debbono essere ripensate, nei contenuti e nella forma.
E’ per questa ragione che Lexform.it punta alla sintesi e alle nuove tecnologie. Chi vuole l’approfondimento può leggere la sentenza per intero o navigare in altri pregevoli siti in cui si fa dottrina. Qui si fa informazione spicciola, da “praticaccia”, che però, a volte, fa vincere le cause o, quanto meno, non le fa perdere.
Ottimo, non ci avevo mai pensato. In effetti è vero.
Luca
Mi è anche venuto in mente che sarebbe bene preservare il 3+2 all’Università (mentre ora stanno togliando la Specialistica per passare alla Magistrale a ciclo unico, di 5 anni) e mettere che nel biennio di specialistica in cui si faccia davvero un percorso di specializzazione: cioè mettere i primi tre anni comuni a tutti, e il biennio finale diviso per settore che il futuro avvocato intenderà seguire (civile – matrimoniale, civile – recupero crediti, penale, amministrativo, informatica giuridica e nuove tecnologie, ecc.) in modo da dividere le competenze e avere Avvocati più preparati.
Bisogna vietare, a mio avviso, che una persona vada da un avvocato credendo che questi sappia gestire bene la sua pratica e scoprire solo dopo che, in verità, questo avvocato di solito segue altre cose (ma magari nel biglietto da visita stava sul generico indicando “civile e penale” – seppur impossibile seguirli entrambi – e non ha certamente detto al cliente che avrebbe fatto bene a rivolgersi a un collega esperto in quel genere di pratiche)
Luca