Quando qualcosa è difficile da far digerire al popolo, vi sono alcuni stratagemmi che chi governa può usare per manipolare i governati:
Stratagemma 1: Far credere come imminente una catastrofe o un pericolo (ad esempio, nel lontano medioevo un signore feudale di nome Montiprando, per giustificare l’ennesima manovra finanziaria, disse che nel momento in cui salì al “trono” non c’erano soldi per pagare gli stipendi e le pensioni);
Stratagemma 2: Far credere che non c’è altra soluzione (ad esempio, sempre in quel lontano medioevo, al popolo venne fatto credere che per abbassare lo spread fosse necessario un governo tecnico e non si poteva andare alle elezioni);
Stratagemma 3: Far ingerire la pillola a piccole dosi.
L’aumento del contributo unificato in questo disgraziato Paese avviene vergognosamente in base allo stratagemma n. 3. Ormai, ad ogni manovra finanziaria si accompagna l’aumento del contributo unificato. Non solo, per scoraggiare, si badi bene, non le cause manifestamente infondate (il che potrebbe avere anche un senso) bensì le cause di impugnazione tout court, l’ultima invenzione del legislatore è questa: in caso di rigetto ti punisco facendoti pagare un nuovo obolo.
Ecco il testo del nuovo comma 1 quater dell’art. 13 del T.U.S.G.:
“Quando l’impugnazione, anche incidentale, è respinta integralmente o è dichiarata inammissibile o improcedibile, la parte che l’ha proposta è tenuta a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione, principale o incidentale, a norma del comma 1-bis. Il giudice dà atto nel provvedimento della sussistenza dei presupposti di cui al periodo precedente e l’obbligo di pagamento sorge al momento del deposito dello stesso”.
Praticamente si intimidisce e poi punisce la parte (perché di questo si sta parlando) solo per avere proposto una impugnazione che non è stata accolta. Ciò che è grave (anzi gravissimo) in questa norma è che:
- a) Il giudice non ha poteri discrezionali;
- b) È irrilevante il motivo del rigetto.
Facciamo allora degli esempi. Si supponga che l’impugnazione venga rigettata:
- a) Perché la giurisprudenza dominante invocata dall’impugnante e disapplicata dal giudice di primo grado ha subìto nelle more un revirement;
- b) Perché la norma invocata dall’impugnante è stata dichiarata incostituzionale, ovvero è stata abrogata o modificata con effetto retroattivo;
Ebbene, anche in questi casi in cui ex ante l’impugnazione appariva fondata, il giudice dell’impugnazione dovrà (così sembrerebbe dal tenore della norma) condannare la parte al pagamento del contributo unificato.
Ma allora lo dicano chiaramente: Popolo, non possiamo permetterci più le impugnazioni!
Siccome non si ha il coraggio di dire le cose come stanno e, quindi, di agire coerentemente, si cerca di raggiungere l’obiettivo per altra odiosa via, ovviamente penalizzando coloro che non hanno disponibilità finanziarie, posto che la società ALFA SPA, la BANCA BETA o l’ASSICURAZIONE DELTA non si faranno certo spaventare dall’obolo. La norma è dunque particolarmente odiosa perché “di classe”, andando a colpire (guarda caso di nuovo) i soggetti più deboli.
Dunque, che giustizia “di classe” sia!!! (dove per “di classe” non si intende purtroppo “di qualità”).
Insomma, nell’affrontare il problema questo legislatore dimostra di non volersi interessare delle cause che lo hanno generato. Ad esempio, ci chiediamo:
- Il fatto di avere istituito il giudice unico di primo grado senza modificare gli organici delle Corti d’Appello può avere contribuito a paralizzarle?
- Il fatto di avere assoldato come giudici di primo grado migliaia di giudici volontari, reclutati tra ex dipendenti della pubblica amministrazione e avvocati che non hanno voglia, tempo o capacità di fare la professione forense, è possibile che abbia determinato un aumento del contenzioso in appello?
- Il fatto che la giurisprudenza oscilli come il pendolo di Focault, può contribuire all’incertezza delle decisioni e quindi all’aumento delle impugnazioni?
È certamente giunto il momento di chiedersi se sia opportuno concedere (quasi) sempre l’appello, ma di certo non prima di avere ridato al popolo il diritto ad una decisione resa da un giudice vero.
Certo, con questo non voglio dire che i giudici di pace non debbano decidere le bagatelle, ma una causa da ventimila euro non può essere considerata una bagatella, come pure una causa di centinaia di migliaia di euro non può essere decisa da un GOT.
Detto ciò, non resta che subire rassegnati le decisioni di questa classe politica indegna e incapace di governare sinanche un condominio minimo.

il tutto è avvilente, non ci sono parole