Diciamolo, è una professione difficile la nostra. Non che le altre non lo siano, ma la nostra ha una caratteristica che la rende diversa dalle altre.
Nella nostra si vince e si perde. Ogni giorno.
Poco male se la vittoria e la sconfitta dipendessero sempre dalla verità o meno dei fatti portati dai clienti. Il fatto è che talvolta la sconfitta o la vittoria sembrano dipendere da motivi del tutto imponderabili, come quando sei tranquillo, perchè la tua causa è andata in decisione e le testimonianze sono tutte dalla tua parte e la giurisprudenza pure.
Ma un giorno il fax sputa il dispositivo inviato dalla cancelleria. Lo leggi, lo rileggi. Non credi ai tuoi occhi. Ti chiedi: ma com’è possibile? E aspetti di leggere la sentenza, e quando leggi la sentenza lo stupore si unisce alla rabbia, perchè la motivazione è una non-motivazione. Le tue difese sono state disattese e non sai perchè. I testimoni non sono stati creduti e non sai perchè.
Eppure sembrava tutto così scontato. Poi devi dirlo al cliente e spiegargli che la giustizia – forse – l’avrà fra 6 anni, quando la Corte d’Appello deciderà la sua causa.
Forse per questo molti avvocati sono cinici: lo si diventa per non soffrire, come gli oncologi. D’altra parte, anche per questa giustizia si può parlare ormai di metastasi.
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