Una recente sentenza della sezione lavoro della Cassazione (18665/2017), torna sull’annoso tema delle massime di esperienza e in particolare del loro controllo in sede di legittimità.
Le massime di esperienza sono definizioni o giudizi ipotetici di contenuto generale, indipendenti dal caso concreto sul quale il giudice è chiamato a decidere, acquisiti con l’esperienza, ma autonomi rispetto ai singoli casi dalla cui osservazione sono dedotti ed oltre i quali devono valere; tali massime sono adoperabili come criteri di inferenza, vale a dire come premesse maggiori dei sillogismi giudiziari.
Ad esempio, costituisce massima di esperienza quella per cui un individuo cinquantenne trova più difficoltà nel collocarsi nel mondo del lavoro rispetto ad un trentenne.
E’ una regola non scritta, ricavata dall’esperienza che peraltro non esclude eccezioni. Il fatto che Tizio, cinquantenne di Voghera, abbia invece trovato lavoro in breve tempo non inficia la massima, la quale contempla l’esistenza di eccezioni.
Si tratta infatti di ciò che in genere, solitamente, più di frequente accade. Se volete si tratta di una variante del “più probabile che non”.
E’ possibile censurare in Cassazione l’uso che il giudice di merito ha fatto delle massime di esperienza?
La risposta è: dipende. Supponiamo che il giudice scriva: “il testimone non è credibile in quanto essendo nato il 7 dicembre è del segno del sagittario; ebbene è noto che i nati sotto il segno del sagittario non sono particolarmente sinceri“. Si tratta di una massima di esperienza inesistente, che non trova il minimo riscontro nella realtà.
In questo caso sarà dunque possibile censurare la motivazione, ma in che modo? Un tempo si sarebbe utilizzato il 360 n. 5. Oggi mi sentirei di dire, con autorevole dottrina, che la censura vada ricondotta alla violazione di legge (360 n. 3, in relazione all’art. 116 c.p.c., che impone la valutazione delle prove secondo prudenza, oppure in relazione all’art. 115, secondo comma c.p.c.).
La Corte non può invece sindacare la scelta fatta dal giudice di merito tra massime di esperienza esistenti.
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