“Ricordo sempre con rammarico che una volta, in una causa d’appello, rovinai il mio cliente, perché non mi pareva serio sostenere una tesi in contrario con quella che era allora l’opinione della corte di cassazione: lo feci per discrezione, per ossequio alla giurisprudenza della corte suprema.
Ma dopo un anno la giurisprudenza della corte suprema era cambiata di bianco in nero: se non fossi stato così discreto, avrei perduto la causa in appello, ma l’avrei potuta vincere dopo un anno in cassazione; così invece, per avere preso troppo sul serio il rispetto dovuto alla giurisprudenza, fui artefice involontario della sconfitta del mio cliente“.
P. Calamandrei, Elogio ai giudici, Ponte alle Grazie, pag. 155.

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