Il processo civile telematico … all’italiana

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Decido di depositare un ricorso per decreto ingiuntivo telematico. Abbiamo la tecnologia, vivaiddio, sfruttiamola!!!

La busta telematica ha un limite di 30 mb, ma i miei documenti sono tanti e superano quelle dimensioni. L’agente che mi ha venduto il software mi assicura: “riceverai un biglietto di cancelleria con la richiesta di integrazione”.

Eggià, evidentemente al Ministero hanno fatto progettare il software ad uno studente del primo anno dell’ITIS visto che non è possibile procedere alla integrazione senza il biglietto di cancelleria. Era davvero così complesso prevedere la possibilità di integrare il deposito direttamente?!? Ma tant’è.

Faccio l’invio e aspetto…aspetto…aspetto…aspetto…fino a quando arrivano le quattro famose email. Ormai il ricorso è sulla consolle del magistrato. Ma come? E la mia integrazione?

Chiamo l’assistenza la quale mi dice che in questi casi, UDITE, UDITE, bisogna prima avvertire telefonicamente il cancelliere. Eggià, come se in Italia fosse possibile alzare la cornetta e parlare così su due piedi con un cancelliere. In un paese normale, certo, ma siamo in Italia; qui quasi tutte le cancellerie, specie dei tribunali più grandi (quindi ormai tutti) staccano i telefoni o non rispondono.

Scrivo allora una email al Cancelliere: FINALMENTE UNA RISPOSTA!!!

Eccola: “Egregio Avvocato, depositi gli altri documenti in forma cartacea, dicendo che il sistema non accetta l’integrazione”.

Signore e signori, ecco a voi servito il processo telematico all’italiana.

 


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Avvocato, blogger, relatore in convegni e seminari. Autore di numerosi articoli apparsi su riviste specializzate cartacee e delle seguenti monografie: Le insidie e i trabocchetti della fase di trattazione del processo civile di cognizione. Manuale di sopravvivenza per l’avvocato, Lexform Editore, 2009; Le trappole nel processo civile, 2010, Giuffrè; L’onere di contestazione nel processo civile, Lexform Editore, 2010; L’appello civile. Vademecum, 2011, Giuffrè; Gli strumenti per contestare la ctu, Giuffrè, 2013; Come affrontare il ricorso per cassazione civile, www.youcanprint.it, 2020.


10 commenti:

  1. Maurizio

    Ciao Mirco, per esperienza ti dico che in casi come questi, dopo aver inviato decreto e parte dei documenti, faccio seguire altro deposito contenente l’ulteriore documentazione avendo cura di specificare che trattasi di integrazione del deposito precedente. Questa e’ una delle best practice operative nella maggior parte dei Tribunali. Credo che chi ti ha venduto il software non ti abbia dato la giusta informazione in quanto come potrebbe sapere il cancelliere che quelli depositati non sono tutti i documenti che volevi allegare?
    Un caro saluto

  2. Marco Mecacci

    Caro Mirco, posto che ovviamente il limite dimensionale del file da inviare non dovrebbe costituire un ostacolo, mi chiedo come sia possibile superare, per un decreto ingiuntivo, 30Mb di allegato se non si superano i 100 Dpi nella scansione.

    Se non erro, con 100 Dpi in 30 Mb entrano diverse centinaia di pagine.

    Cordialità.

    Marco Mecacci.

  3. Maurizio

    Nel ricorso, in calce, rappresento che seguirà immediato e successivo deposito di altra busta contenente gli ulteriori documenti non depositati nel primo per mancanza di spazio; nel secondo deposito farò presente che vengono depositati gli ulteriori documenti relativi al decreto ingiuntivo “tizio contro caio ecc” precedentemente depositato.
    A disposizione per ulteriori chiarimenti.
    Buona domenica.

  4. Maurizio

    Naturalmente sarebbe opportuno che, prima del 30 giugno 2014, ci fossero anche sul punto “regole” chiare ed univoche in ogni Ufficio Giudiziario in quanto non è possibile avere prassi diverse nei diversi Tribunali essendo impensabile che il professionista debba conoscere, prima del deposito telematico del decreto ingiuntivo, quale delle diverse prassi applicare. A Reggio Emilia, a fine maggio, in occasione dell’incontro Osservatorio Giustizia, nel seminario dedicato al PCT ho rappresentato proprio questa esigenza, ossia di avere regole univoche e dettagliate. Spero che da qui al 2014 qualcosa cambi.
    Ancora cari saluti.

  5. Juri

    Qui a Modena, ci regoliamo così.
    Se il volume complessivo supera la capacità massima della busta (il che era ancora più frequente agli albori, quando era di appena 10 mega, mi pare), si invia con la prima busta il minimo indispensabile per l’iscrizione a ruolo del ricorso, quindi:
    1) atto
    2) procura
    3) nota di iscrizione
    4) contributo
    Dopodiché si attende qualche ora per ottenere il numero di RG, e poi si fa l’invio della/a busta/e necessarie a completare i documenti. Tali invi vengono formalmente trasmessi come “documenti richiesti dal giudice”, avendo cura di precisare nell’atto successivo (necessario in ogni busta successiva alla prima) che si tratta di documenti che non sono entrati nella prima.
    Facciamo così da mesi, forse anni, e non abbiamo mai avuto problemi. Finora, ovvio.
    Indispensabile, comunque, efficienza da parte della cancelleria, che finora a Modena si è dimostrata assolutamente all’altezza delle esigenze (soddisfatte da prassi virtuose e grazie alla pazienza e spirito di collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti).
    Ciao e complimenti per il sito, ottimo come sempre.
    Juri

  6. Isabella Grassi

    La prassi o meglio la diversa prassi dei singoli Tribunali, delle singole Corte d’Appello e di tutti i singoli GDP, penso sia il problema più grave dal punto di vista della procedura civile.
    D’altronde come evitarla?
    Sono o non sono gli usi e quindi anche la prassi una delle fonte normative del nostro sistema?
    Credo che finché non ci sarà una prassi telematica che andrà a consolidarsi man mano che i singoli Tribunali, le singole Corte d’Appello, i singoli GDP vi prenderanno parte, a noi singoli avvocati non rimarrà che chiamare il collega del luogo per chiedere informazioni, sperando che sia più disponibile del singolo cancelliere! Un caro saluto a tutti.

  7. Matteo

    Caro Mirco. La tua vicenda ha del paradossale, ma situazioni del genere sono diventate la normalità.
    Nel mese di giugno ho depositato in decreto ingiuntivo telematici presso il Tribunale di Busto Arsizio. Ho fatto questa scelta per evitare ore di coda e con la convinzione di alleggerire il carico di lavoro alla cancelleria. Risultato? La mia busta è rimasta in deposito per circa un mese. La stessa è stata accettata solo dopo l’invio di numerose email e fax a tutti i responsabili della cancelleria e da ultimo al Presidente del Tribunale. Prima di inviare le missive ho provato a chidere informazioni allo sportello, ma mi è stato risposto che non sapevano cosa fare!!!!
    Ho provato a depositare degli atti in corso di giudizio. Presso il tribunale di Como il mio atto è ancora in attesa di essere accettato da circa 2 mesi.
    Ho avuto anche delle esperienze positive. Il Tribunale di Verbania è molto efficiente. Gli atti inviati vengono processati quasi istantaneamente. Anche nel Tribunale di Torino ho avuto dei riscontri positivi.
    In conclusione: ad oggi il PCT non funziona come previsto sulla carta. Gli operatori non sono preparati e non hanno voglia di agegurasi alle nuove teconologie. Di questo passo nel 2014 non sarà possibile avviare il PCT e se lo faranno; sarà il delirio!

  8. RAFFAELLA ANGELA IACONO

    caro Roberto Posanzini, i 30 mb si superano subito con un decreto ingiuntivo con 600 allegati come quelli che capitano a me, anche se imposti lo scanner a 100 dpi e tutto il resto. Io procedo inviando parte dei documenti con l’atto introduttivo etc, quando mi hanno assegnato il registro generale provvedo al deposito dei restanti documenti nominando il deposito “memoria generica” e finora non ho mai avuto problemi.



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