Troppo spesso ci si dimentica che il Collega che si domicilia presso di noi va trattato come se fosse un vero e proprio Cliente ed è per tale motivo che dovrebbe ricevere i nostri migliori riguardi.
Purtroppo, sappiamo che spesso questo non accade. Le pratiche seguite come domiciliatari sono talvolta considerate pratiche di serie B; alle udienze, anche quelle più delicate, viene preferibilmente inviato il praticante o il giovane collaboratore (quando ci si ricorda dell’udienza).
E’ un malcostume che va eliminato. Come? Ad esempio, creando un circuito di avvocati in rete, composto da avvocati non semplicemente disponibili a fornire una domiciliazione, bensì tenuti a rispettare una serie di regole e standard, nel presupposto di determinati requisiti.
Ad esempio:
- obbligo di rispettare determinate regole (ad es. modalità delle comunicazioni; tempestività; cura degli adempimenti; esecuzione personale dei compiti più importanti);
- uso regolare di Internet e della posta elettronica con collegamento permanente;
- uso di sistemi di comunicazione di VOIP, ad es. Skype;
- chiarezza nell’applicazione delle tariffe.
Perchè non realizzare insieme questa iniziativa?
Quali potrebbero essere le regole di comportamento da codificare?
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Ottima iniziativa! complimenti!
Sono stata sempre piuttosto fortunata nella ricerca di domiciliatari, persino di quelli scelti a caso dagli elenchi contenuti nelle agende legali, operazione cui sono stata costretta quando nessun Collega poteva consigliarmi. Ma poiché nella nostra professione nulla dovrebbe essere lasciato al “caso”, ritengo OTTIMA l’iniziativa di creare una rete di avvocati disposti a rispettare regole e standard.
Condivido pienamente l’iniziativa, utile a limitare una serie di comportamenti di taluni avvocati, certamente non corretti, e sono disponibile a collaborare per la concreta realizzazione del progetto. Sono quindi d’accordo sul fatto che occorre fissare dellle regole, soprattutto per ciò che concerne la cura degli adempimenti e la tempestività delle comunicazioni, mentre mi permetto aggiungere, per quanto attiene all’esecuzione personale di determinati compiti, che il fatto che si deleghi il collega di studio o il giovane praticante, non significa che la pratica domiciliata sia considerata di serie B: basta, infatti, adottare le opportune e necessarie cautele ed istruire adeguatamente il delegato. Ciò, ovviamente, vale per il sottoscritto. E’, infine, importante la creazione di un network di avvocati per fissare criteri uniformi nella applicazione delle tariffe. Non poche volte mi è capitato che colleghi domiciliatari abbiano emesso parcelle di importo uguale, e talvolta maggiore, rispetto a quelle del sottoscritto, dominus della causa. Saluti.
Grazie per il tuo contributo Collega. Faccio tesoro della tua disponibilità. A presto!
ottima iniziativa, anche perché molto spesso i domiciliatari peccano di tempestività nelle comunicazioni, elemento che ritengo fondamentale.