Come si buttano via competenze e soldi: il caso della (ennesima, defatigante, insulsa) riforma del processo civile

Mirco Minardi

Il processo civile, si sa, è un cantiere sempre aperto, come diceva il Prof. Giovanni Verde. Ciascuno si sente il diritto di apportare varianti. Infatti, più che un edificio armonico esso si presenta oggi come il tipico immobile del nostro Paese sul quale si sono perpetrati continui abusi edilizi.

Con D.M. 28 giugno-4 luglio 2013 veniva istituita Commissione Ministeriale presieduta dal Prof. Vaccarella per elaborare proposte di interventi in materia di processo civile e mediazione.

Quando si nomina una commissione ci si aspetta di utilizzarne il lavoro.

E invece cosa fa quel buontempone di Letta, che dopo Silvio Berlusconi può certamente considerarsi il miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni? Elabora un disegno di legge di testa sua (o meglio: frutto della testa dei soliti oscuri impiegati del Ministero).

La tempistica è interessante: il 26 novembre 2013 Letta invia una missiva contenente lo schema del DDL ai capi degli uffici legislativi e alla ragionieria dello Stato. Esattamente, cioè, 7 giorni prima dell’invio della proposta dal parte del Prof. Vaccarrella.

Che dire? Il solito schifo.


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Mirco Minardi

Avvocato, blogger, relatore in convegni e seminari. Autore di numerosi articoli apparsi su riviste specializzate cartacee e delle seguenti monografie: Le insidie e i trabocchetti della fase di trattazione del processo civile di cognizione. Manuale di sopravvivenza per l’avvocato, Lexform Editore, 2009; Le trappole nel processo civile, 2010, Giuffrè; L’onere di contestazione nel processo civile, Lexform Editore, 2010; L’appello civile. Vademecum, 2011, Giuffrè; Gli strumenti per contestare la ctu, Giuffrè, 2013; Come affrontare il ricorso per cassazione civile, www.youcanprint.it, 2020.


4 commenti:

  1. Alessio

    Ormai si è capito….per il Governo il processo civile è un costo e non una tutela dei diritti.
    La motivazione a “pagamento” anticipando in parte il contributo unificato da pagare in appello parla da sé.
    Mi chiedo e chiedo perché non vincolare il giudice con termini perentori per sciogliere una riservata ?.
    Ci sono cause il cui il giudice dopo 3 anni ha sciolto la riservata la quale verteva grossomodo sulla questione se concedere o no la provvisoria esecutività del d.ing. opposto.
    Sono invece d’accordo sull’eliminazione dell’udienza ex art. 189 cpc la quale altro non serve per il giudice che rinviare di 3 anni il tutto in quanto oberato da cause “meno giovani”.

  2. Carlo

    l’avvocatura ha espresso totale dissenso sul disegno di legge, ma tanto alla fine si farà , così come si è fatta la mediazione, l’aumento del c.u. e della marca da bollo, il filtro in appello e quant’altro per impedire l’accesso alla giustizia. alla fine come avvocati subiamo tutto quello che ci fanno e al massimo ci asteniamo dalle udienza per qualche giorno (l’astensione, peraltro, non solo non porta a nulla come si è visto fino ad ora, ma ci danneggia pure visto che le cause , già di per infinite, si allungano ulteriormente e i clienti, non solo non pagano, ma hanno anche da ridire se si fa un rinvio per astensione). addio

  3. Dario

    Il pregiudizio dei vari esecutivi contro l’Avvocatura è palese da diversi decenni. L’ultimo ministro, poi, nutre un senso di fastidio solo a vedere un difensore (non vi dico cosa successe in Castelcapuano).
    Dobbiamo recuperare la credibilità di una volta; propongo, molto sommessamente, una diversa organizzazione degli studi legali sul territorio. L’eccessiva frammentazione della categoria ci penalizza al cospetto di poteri molto più coesi.
    Saluti

  4. Carlo

    segnalo che con la legge di stabilità, oltre all’aumento da 8 a 27 della marca da bollo è stato previsto la riduzione di 1/3 dei compensi legali per il patrocinio a spese dello stato. considerato che già questi compensi erano del 50%, ora con l’ulteriore riduzione di un terzo davvero il cittadino non abbiente non troverà un avv. disposto a difenderlo in vista di un compenso così basso, che, peraltro, viene liquidato anche a distanza di 2-3 anni dal decreto di liquidazione del giudice



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